venerdì 20 luglio 2012

Il Pireo, Atene e la Svizzera ellenica.


Il primo bagno in Egeo lo abbiamo fatto a Aegina, l’isola degli ateniesi, descritta dalle guide come "presa d’assalto nel week end", ma poi neanche tanto. Ancor più tranquille Moni e Metopi, due isolette satellite di Aegina. Il secondo bagno, meno spontaneo, lo abbiamo fatto navigando da Aegina verso Zea Marina, nel Pireo. Bel venticello di prua, mare stretto e formato che si incrocia con le scie di traghetti e aliscafi che in questa “piazza” sono più abbondanti dei pullman in Piazza Esedra. Troppo di prua per le sole vele, ecco che il nostro fidatissimo Volvo Penta 55 (è un motore, non un cane) inizia a rifiutare regimi superiori ai 1.500 giri.  Un problema che presenta solo a marcia avanti e non in folle. Ma nell’elica non c’è nulla e funziona perfettamente. Deve essere un problema di alimentazione, dice Giovanni. La deduzione mi sembra abbastanza logica, anche io quando salto qualche pasto, tendo a rifiutare sforzi che ritengo eccessivi. Ma qui gasolio ce n’è, anche se ormai solo ¼ di serbatoio, perché non se lo beve? La seconda spiegazione che ricevo, inerente a problemi di sporcizia nel gasolio, intasamento di tubi, strozzature e non corretto funzionamento dell’apparato digestivo di P’acá y p’allá mi fanno capire che c’è probabilmente bisogno di un meccanico.
“Un meccanico greco, per carità!!”. Quante volte abbiamo sentito o letto nei forum questa frase? Visto che il problema della barca è sempre un problema di tubi, faccio un parallelo e  mi ricordo il Nobel della colecisti che mi ha convinto ad operarmi due mesi fa con l’anatema “E se poi si deve operare in Grecia? Quelli manco i bisturi c’hanno, figuriamoci i chirurghi”. Sulla pelle di P’acá y p’allá oggi mi sento di dire che la mia colecisti in Grecia sarebbe stata operata alla grande lo stesso.
Prima di deciderci di chiamare il chirurgo delle barche, però, passiamo un paio di giorni in porto nell'illusione che sia stato solo un capriccio e che tornati in mare, miracolosamente, la digestione della barca riprenda senza alcun inconveniente. Più o meno l'atteggiamento con cui io ho rimandato per 5 anni il mio intervento chirurgico. Alcuni lo chiamano "mettere la testa nella sabbia". E infatti, il nostro Volvo Penta, puntuale e caparbio, ci ripresenta il problema all’uscita del Zea Marina. Ok, siamo preparati. Arriviamo al Marina di Alimos e chiamiamo lo specialista Volvo Penta. Tiro fuori il vocabolarietto greco e ci prepariamo a sottoporre il nostro motore alla cura ellenica, tanto vituperata dai forum nautici. E…. Troviamo la svizzera della meccanica navale. Viene Fanìs a fare il sopralluogo, guarda con disprezzo il nostro filtro del gasolio senza separatore per l’acqua e ci preannuncia per l’indomani l’arrivo del suo socio per risolvere il problema. All’arrivo di Manolis, Giovanni dice “E che è un meccanico?”. Manolis sembra un armatore di altissimo lignaggio: bermuda, maglietta polo azzurra con griffe del cantiere, borsa per attrezzi organizzatissima, mani pulite e curate, modi da gentleman, un inglese perfetto di chi ha vissuto all’estero e pensa in quella lingua. Ah, sorride e fa citazioni letterarie. Avete mai visto un meccanico sorridere e fare citazioni letterarie? Manolis è l’esperienza migliore che un armatore possa fare quando deve sottoporre la sua barca ad un intervento operatorio. Dopo 5 ore con lui, non ho dubbi: non mi fossi già operata, gli permetterei tranquillamente di asportarmi la colecisti. Vedere un meccanico, ma non mi stupirei se fosse un ingegnere navale, prendersi cura del motore non limitandosi a risolvere il problema per cui è stato chiesto l’intervento, ma cambiando il percorso ai tubi, spostando il filtro in un luogo più efficace, controllando i bulloni del piede del motore, è come sentirsi compreso dal proprio confessore. Il metodo di Manolis non è poi così speciale: lui dedica tempo e concentrazione al problema. Quando va via la barca non ha un filo di sporco in più di quello che aveva prima del suo intervento. Lui pulisce, cambia e pulisce di nuovo. Manolis, mentre opera, ti spiega tutto perché dice “poi per mare ci stai da solo e allora è meglio se le cose le sai e sai dove mettere le mani”. Manolis dice che il filtro del gasolio non può essere posizionato più in alto della pompa e ti enuncia (abbastanza inutilmente nel mio caso) le regole fisiche a supporto di questa tesi. Quando ti difendi dicendo che non l’hai messo tu quel filtro lì, né tanto meno il tubo di alimentazione, ti risponde enfaticamente che “il problema dei meccanici in tutta Europa è che non leggono, non studiano, non cercano soluzioni migliori”.
Manolis non ha fretta di andarsene, ha ancora un lavoro da fare dopo di noi, ma si ferma fino alle 8 di sera per spiegarci per filo e per segno il funzionamento del motore e darci suggerimenti preziosi.
Il costo? Per il tempo che ci ha impiegato, sulla base dell’esperienza, almeno un terzo di quanto avremmo pagato in Italia. Ma il risultato sembra essere nettamente migliore.
Nella 3 giorni di preoccupazione per la digestione di P’acá y p’allá, ci siamo regalati una gita ad Atene con sosta e cena alla Plaka e visita del Museo dell’Acropoli. Era un anno che mi sentivo dire “E certo che non hai visto la crisi in Grecia, sei stata nelle isolette...” e allora voglio proprio vedere ad Atene che musi lunghi hanno. Ragazzi, in Grecia stanno bene, la classe medio/bassa sicuramente soffre lo stato di crisi che perdura ma si lamenta meno della nostra. Sugli autobus, per le strade, nei negozi, le persone sorridono. Bevono i loro caffè frappé, navigano sui loro smartphone con i wi fi gratuiti disponibili ovunque in città, giocano a backgammon sui tavolini delle strade investite dal vento.
D’altra parte, come saggiamente dice Giovanni guardando la collezione di monete d’oro del IV secolo AC conservate nel museo dell’Acropoli, “quando questi già commerciavano, in quella che oggi si chiama Germania stavano nelle grotte con le clave… e la Merkel vuole dar loro lezioni di Economia?”

1 commento:

  1. Il vento greco riprende gagliardamente a soffiare: gonfia le vele, acuisce i sensi e come il sirtaki, ci costringe, amabilmente in crescendo, ad affrontare la vita che piu' ci affascina. Ben ritrovati.
    Silverio

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